Io non mi separo

Aviva Community Fund offre un sostegno concreto alle organizzazioni no profit che vogliono realizzare progetti di utilità sociale nel territorio italiano: le idee più votate sul sito dedicato accederanno alla fase finale di valutazione per la concessione di un contributo economico.
Conkarma sta partecipando con il progetto “Io non mi separo” dedicato alla separazione coniugale e alle ripercussioni che possono esserci sulla coppia, sui figli e sulla famiglia di origine. Votando puoi fare la differenza e aiutarci a realizzare ciò che ci sta a cuore. Ecco come fare:

  1. registrati sul sito Community Fund Aviva
  2. vota il progetto: “Io non mi separo
  3. passaparola 🙂

Il progetto. La separazione coniugale è un evento che genera una situazione di crisi e disagio psicologico per tutte le persone che ne sono coinvolte: la coppia, i figli, le famiglie di origine. È un evento critico che investe diverse dimensioni: emotiva, legale, economica, genitoriale, psichica e sociale.

In questa situazione di grandi cambiamenti individuali e familiari, il disorientamento, la rabbia e il dolore sono i sentimenti più comuni. La maggior parte delle persone sperimenta dopo tale evento un periodo di insicurezza e di estrema fragilità emotiva. Sempre più frequenti sono le separazioni con un alto grado di conflittualità che diventa profondamente distruttiva soprattutto per i figli. I figli possono essere profondamente scossi e turbati da questo evento: dalla rabbia alla depressione, dal ritiro ai comportamenti provocatori, passando anche attraverso sintomatologie specifiche come i disturbi dell’alimentazione o del sonno, la fobia scolastica, le manifestazioni psicosomatiche. Tutto si acuisce nel momento in cui la separazione è inaspettata. Nella maggior parte dei casi si tratta di fenomeni non gravi che hanno durata limitata nel tempo ma non vanno comunque trascurati. I figli di genitori separati, generalmente, non riescono a capire bene quello che sta accadendo ed evitano di parlarne, hanno una terribile paura di essere abbandonati, si preoccupano di poter perdere la relazione con uno dei familiari, in alcuni casi si sentono responsabili di quanto accaduto. Non riescono a comprendere che il legame che si spezza è quello della coniugalità e non della genitorialità.

I genitori, soprattutto durante il primo periodo della separazione, manifestano una certa difficoltà a cogliere il dolore, le preoccupazioni e i bisogni dei figli, perché concentrati sul loro malessere e sul cambiamento che l’evento genera nell’intero sistema famiglia. È necessario rassicurare i figli sul fatto che non hanno nessuna colpa e dar loro la possibilità di esprimere i propri vissuti, emozioni e pensieri rispetto a questo evento doloroso, rendendo possibile un’elaborazione positiva all’interno di una rete di scambio e sostegno psicologico tra pari.
“Io non mi separo” si propone di organizzare gruppi di parola per figli di genitori separati e/o divorziati. Si tratta di spazi neutrali e protetti che permettono di “mettere parola sul dolore”: di nominare gli eventi e le difficoltà rendendoli comprensibili e accessibili; di esprimere emozioni, dubbi, speranze mediante la condivisione in gruppo delle esperienze, che consente di non sentirsi soli e di vedere nell’altro una risorsa e un aiuto per stare meglio.
L’obiettivo del progetto è quello di promuovere il benessere del minore supportandolo rispetto alle difficoltà connesse alla fase critica della separazione tra i genitori, potenziandone le strategie per gestire le relazioni all’interno del proprio sistema familiare in cambiamento.

Il percorso si articola in 4 incontri di gruppo, durante i quali vengono proposte attività interattive che favoriscono la conoscenza reciproca, la comunicazione e la cooperazione creando un clima di condivisione, partecipazione e rispetto reciproco. Si prediligono il disegno, i giochi di ruolo e cooperativi, la scrittura, la visione di materiale audiovisivo, la lettura. Sono previsti inoltre un incontro preliminare e uno di restituzione con ciascuna coppia genitoriale. Si prevede la realizzazione di un percorso parallelo rivolto ai genitori. Grazie al coordinamento di esperti e all’utilizzo di specifiche metodologie di lavoro, i gruppi di parola possono aiutare i genitori ad individuare, attraverso l’elaborazione del proprio vissuto di sofferenza e la gestione della conflittualità, nuovi obiettivi comuni quali la tutela dei minori coinvolti e la ripresa del proprio progetto di vita, oltre che a riorganizzare la gestione concreta dei figli e della loro educazione sulla base del principio della co-genitorialità. Gli ex partner non possono prendere parte allo stesso gruppo.