SENTIRSI INSIEME. L’impegno dell’Associazione su un nuovo servizio per la salute e il benessere degli adolescenti.
Sentirsi insieme è un progetto di Conkarma conclusosi a marzo 2022 e nella sua novità rappresenta un ulteriore passo dell’Associazione nella direzione della salute e del benessere degli adolescenti: esso infatti, attraverso la creazione di un gruppo di supporto psicologico per ragazz* dai 13 ai 17 anni, guidato da due psicologhe professioniste (le Dott.sse Linda Martinelli e Letizia Bimbi), è andato a lavorare sul miglioramento delle capacità sociali, comunicative e affettive dei partecipanti.
Un percorso necessario per tanti adolescenti del territorio che ci facciamo raccontare da una delle due professioniste chi lo ha ideato e condotto, la Dott.ssa Linda Martinelli, collaboratrice e socia di Conkarma.
Perché Sentirsi Insieme? Da cosa nasce questo progetto?
È un’idea che nasce qualche anno fa dall’unione delle nostre professionalità ed esperienze in ambito psicologico ed educativo con i minori: lavorando a stretto contatto con i ragazzi emergeva il bisogno di fornire loro strumenti che andassero ben oltre le competenze scolastiche.
Nel 2020 arriva la pandemia: l’improvvisa emergenza sanitaria ha modificato drasticamente le condizioni di vita della popolazione, influendo in maniera significativa su tutti gli ambienti di vita, sulle routine e sulle attività personali e familiari. Le ricerche scientifiche sull’argomento pongono l’attenzione soprattutto sulle ripercussioni che la pandemia e i ripetuti lockdown hanno avuto sulla vita degli adolescenti: stress cronico e acuto, preoccupazione per i loro familiari e per il loro futuro, lutti improvvisi e inaspettati, interruzioni scolastiche, aumento del tempo trascorso davanti a dispositivi elettronici, sono tutti fattori che hanno inciso notevolmente sul loro benessere psicologico.
Ecco perché abbiamo deciso che quest’anno era arrivato il momento di provarci.
Anche i ragazz* del Valdarno hanno sofferto e soffrono dei disturbi evidenziati dalle ricerche a livello globale?
Gli stessi servizi di salute mentale del territorio hanno riscontrato nella seconda metà del 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento del 30% dei soggetti dai 13 ai 18 anni con sindrome affettiva, disturbi d’ansia o del comportamento. Ci siamo confrontati proprio con i professionisti dell’Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia e Adolescenza per capire quali potessero essere i bisogni e il tipo di utenza più indicata a cui proporre questo tipo di percorso. È stato un lavoro di rete.
Entrando nello specifico del gruppo di supporto, come si è strutturato?
Si è trattato di un gruppo psicoeducativo, volto ad aiutare i partecipanti ad accedere ad una serie di informazioni circa la natura e la gestione dei propri stati interni.
Il percorso si è articolato in 8 incontri settimanali di un’ora e mezzo e abbiamo lavorato su l’aumentare nei ragazzi il livello di consapevolezza personale e del senso di efficacia nel fronteggiare i diversi contesti di vita.
Il prerequisito fondamentale è stato la creazione di un clima di fiducia, libero da giudizi, dove ci si potesse sentire accolti e compresi.
Siamo poi partite dall’alfabetizzazione emotiva: che cosa sono le emozioni, da dove vengono, perché sono così importanti per noi, per poi arrivare, tramite riflessioni personali e scambi di esperienze, alla messa a punto di strategie funzionali di risoluzione dei problemi, di regolazione emotiva e di tolleranza alla sofferenza.
Sono emerse dinamiche inaspettate?
Avere a che fare con gli adolescenti è sempre un arricchimento. Sono in una fase del ciclo di vita delicata, complessa e affascinante, dove la spinta all’aggregazione è particolarmente presente. Il Covid li aveva in parte privati di esperienze che soddisfacessero il loro bisogno di appartenenza, di confronto e rispecchiamento con l’altro, soprattutto a livello emotivo. E questo è emerso proprio dai loro feedback, quanto il poter fare questo percorso in gruppo sia stato uno dei punti di forza, perché è nel gruppo che si ha la possibilità di cogliere il carattere universale della sofferenza, il non sentirsi strani o sbagliati.
In altre parole, meno soli.
Sentirsi Insieme è terminato. Prospettive future?
Questa è stata un po’ una nostra scommessa, un progetto pilota in cui abbiamo creduto e fortemente voluto, ma ci auguriamo che in futuro possa diventare una della attività specialistiche dell’Associazione, che da anni è attenta ai bisogni dei minori e che si occupa di promuoverne il benessere psicologico e sociale.
Considerazioni personali sul percorso?
Un invito generale a una riflessione: purtroppo ancora tanta strada dobbiamo fare per riconoscere alla salute mentale un ruolo prioritario e non più accessorio rispetto alla salute fisica, ma un timido cambiamento sembra affacciarsi tra le nuove generazioni: accade sempre più spesso che siano i ragazzi stessi a volersi rivolgere a uno psicologo, chiedendo di dare un nome a ciò che provano: sentono di star male e vogliono il nostro aiuto per cercare di non restare sopraffatti dal vissuto emotivo. Ed è nostro dovere rispondere a quelle domande.