Saluto della presidente uscente, Giulia Baldetti

10 dicembre 2019
Come previsto dallo Statuto, oggi si conclude il mio secondo mandato come presidente dell’associazione Conkarma: dopo quattro anni di presidenza, preceduti da cinque anni da Consigliera, il mio impegno proseguirà come socia operativa, senza incarichi decisionali.
Avevo 22 anni quando sono stata eletta consigliera di Conkarma, 27 quando sono diventata presidente. L’Associazione è il luogo in cui sono cresciuta, dove sono transitata verso l’età adulta, attraverso l’incertezza fino a un nuovo senso.
Cominciavo nel 2010. La prima decisione partecipata fu quella di cambiare la ragione sociale da associazione culturale ad associazione di promozione sociale, aprendo a una vita più ampia per quella che allora era un’attività di volontariato. Ci riunivamo la sera nella scuola di Cavriglia, mangiando insieme un panino dopo una giornata al centro estivo coi bambini. Nell’arco di un anno, le attività svolte erano non più di una decina. Allora potevamo fare le due di notte senza accorgercene, mentre cercavamo di dare una forma al nostro piccolo gruppo di studenti, alle nostre prime esperienze collettive che erano anche le prime individuali. Alcune delle relazioni nate in quelle circostanze sono tutt’oggi tra le più importanti della mia vita.
Nel 2015 mi sono candidata alla presidenza, spaventata da un incarico che mi sembrava più grande di me, voluto più dai soci che da tempo mi incoraggiavano. I presidenti si avvicendavano dopo il primo mandato e, nonostante l’Associazione si fosse già consolidata, resistevano alcune delle difficoltà degli albori ed erano molte le prospettive ancora da realizzare. Accogliendo la fiducia riposta in me, costituimmo il braccio operativo del Consiglio direttivo. Non avevamo un ufficio, ma nel peregrinare continuo tra scuole e biblioteche lavoravamo come se ci fossimo.
Oggi la nostra associazione si presenta con un nuovo modello, un laboratorio strutturato e flessibile, solido e attivo, orientato da una progettualità strategica e aperto all’innovazione.
Lo dicono alcuni dati che credo di particolare rilievo, registrati dal 2015 al 2019: abbiamo 70 soci in più rispetto a quattro anni fa (da 106 a 170 circa), le attività, dalle 8 a consuntivo nel 2015, sono aumentate fino alle 40 previste per il 2020. Da 3 a 25 i soggetti pubblici con i quali collaboriamo, da meno di 5 a più di 30 le relazioni aperte con soggetti privati di cui più della metà sono organizzazioni del terzo settore, da circa 20 a 50 servizi continuativi per privati cittadini, circa 80 occasionali. Un nostro spazio educativo frequentato attualmente da più di 50 bambini e quasi 40 adulti.
Di alcuni progetti e servizi siamo particolarmente soddisfatti: la prima gestione di biblioteche pubbliche, la lotta alla povertà educativa e lo sviluppo di comunità con i primi finanziamenti su bando della Regione Toscana, il Coordinamento zonale educazione e scuola su incarico della Conferenza politica per l’Educazione e l’Istruzione nel Valdarno aretino, il supporto educativo e psicologico esteso a tutta la famiglia, le ferventi attività creative che si realizzano nello spazio educativo. Si tratta di iniziative che rispondono al bisogno crescente di riferimenti culturali, di ascolto e di riconoscimento, di socializzazione e di appartenenza, di autorealizzazione, di benessere. Di costante raccolta e analisi dei dati, di programmazione condivisa e di mediazione nei processi decisionali per la risoluzione dei problemi.
In questi quattro anni ho avuto la possibilità di incontrare centinaia di persone – rappresentanti di istituzioni pubbliche e private, di organizzazioni del Terzo settore, privati cittadini – insieme alle quali ci siamo impegnati per lo stesso obiettivo: creare le condizioni sociali che consentano la piena e autonoma realizzazione di ciascuno. Le ringrazio perché il tempo trascorso assieme, la conoscenza e il lavoro, i risultati raccolti e quelli mancati costituiscono oggi un memorialedi significati che mi ricorda perché ho scelto il lavoro sociale.
L’apertura, un anno fa, dello spazio educativo privato ha segnato il raggiungimento del principale obiettivo dei miei mandati e la vitalità che oggi lo anima corona degnamente questi dieci anni di gioia e di sacrificio, durante i quali ho avuto l’onore di accompagnare un’organizzazione di quartiere a crescere fino a diventare un punto di riferimento per tutto il territorio valdarnese, guadagnandosi presenza e riconoscimento anche in ambito provinciale e regionale.
Sono risultati collettivi, mai individuali né unilaterali, raggiunti in un sistema democratico e integrato di relazioni, partecipazione, decisioni. Il valore autentico, la bellezza del fare, di Conkarma non sta tanto nei numeri: è il nostro corpo sociale, una realtà composita che, senza timori, ritengo rappresenti una delle migliori risorse a servizio del territorio.
Oggi Conkarma è una comunità di giovani volontari unita dal riconoscimento di valori comuni e dalla determinazione nel raggiungere gli obiettivi. Allo stesso tempo, l’associazione ha saputo diventare un collettore di competenze specialistiche capace di offrire l’opportunità concreta di esprimersi professionalmente e maturare le prime esperienze lavorative. È un fatto identitario, un punto di forza che dovremo impegnarci a non perdere e anzi a valorizzare sempre più.
Ringrazio tutti i soci che in questi anni hanno condiviso idee, azioni, tempo, cose preziose che sono in grado di incidere sullo sviluppo di un territorio.
Ringrazio i consiglieri direttivi che, ostinatamente, si sono riuniti di sera ogni tre settimane: la nostra coesione ci ha dato forza e concretezza.
Ringrazio i miei collaboratori più stretti per non aver mai fatto mancare il loro apporto nonostante la fatica di conciliare gli impegni associativi con la vita privata, troppo spesso sacrificata per il bene comune. Solo una parte delle cose meravigliose che abbiamo fatto insieme è visibile dall’esterno, ma ciò non ve ne toglierà il merito né la mia gratitudine.
Alla fine di un percorso si ha una consapevolezza più matura sugli errori compiuti e non mancano i rimpianti. Guardo indietro e vorrei aver fatto meglio.
Oggi lascio, però, con la certezza che l’impegno di questi anni ci ha permesso di costruire una visione, un sistema coerente di valori che ci ha reso pronti alle sfide del futuro. È tempo che siano altri a guidare la nostra crescita, nella piena fiducia che il ricambio, anche generazionale, porterà solidità e dinamismo all’Associazione.Nei mesi scorsi abbiamo cominciato un percorso di riorganizzazione dei processi verso una struttura ancora più efficiente e pronta al cambiamento. Ciò ha compreso il passaggio delle consegne da me alla persona che sosterrò fortemente alle elezioni di questa sera in assemblea dei soci.
A chi generosamente rappresenterà l’Associazione da domani, auguro di riuscire a prestare attenzione agli ultimi, a usare una bilancia a braccia disuguali. Di saper cogliere le ingiustizie, dare voce alla complessità, ammettere le contraddizioni. Sensibilizzare, schierarsi, agire per la cura della persona e della nostra comunità.