Diversi è normali

Il 21 settembre 2014 si è tenuto a Firenze il Convegno nazionale “Disabilità: il pregiudizio. Bambini e disabilità: la normalità di essere diversi”, promosso da Radio Voce della Speranza e dall’Istituto Avventista di Cultura Biblica “Villa Aurora”. L’evento si è avvalso di numerosi interventi da parte di pedagogisti, insegnanti, educatori nonché persone disabili.

Il dibattito si è incentrato sul significato dei concetti di disabilità e normalità. Ci siamo chiesti: chi di noi è in grado di stabilire cosa sia la normalità? E perché dovremmo pensare diverso chi possiede caratteristiche altre dalle nostre?

Laura Collacchioni, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Firenze, ha sottolineato come l’inclusione e la cessazione del pregiudizio servano a evitare stigmatizzazioni, a instaurare relazioni autentiche, a educare con amore, ad apprezzare le piccole cose.

Attraverso le parole di Rupert Brown è stato poi possibile comprendere quanto la vicinanza e il racconto indiretto di storie di disabilità perlopiù a scuola, siano utili a creare scambio, atmosfere positive e condivisione. Combattere lo stereotipo intorno alla disabilità significa infatti creare contesti piacevoli, inclusivi, accomodanti e favorevoli a una formazione matura e totale. Essere disabile non vuol dire essere anormale ma combattere le piccole grandi sfide di ogni giorno e guardare alla vita a testa alta. Ognuno di noi indistintamente manca di qualcosa, è carente, possiede solo un frammento di conoscenza o verità: il confronto e l’unione si rivelano quindi gli unici strumenti adatti a osservare l’altro in modo morale, esaltandone le qualità. Attraverso il rispetto dei propri e altrui limiti, l’integrazione e la valorizzazione delle emozioni, possiamo facilmente giungere a tutelare i disabili sostenendo le leggi e i diritti a loro spettanti. Imparare da chi consideriamo diverso è la chiave per migliorarsi in modo consapevole e graduale.

Molto preziosi, a conclusione della giornata, i racconti di Mauro Sbrillo, disabile dall’età di sei anni, e Alessandro Carrai, padre di Nik, figlio disabile: attraverso fotografie riguardanti la loro esperienza hanno cercato di spiegare com’è l’esistenza di una persona portatrice di handicap e quali emozioni produce. Tra le più citate la rabbia, lo sgomento, la fatica, la vergogna e il pudore. Tra quelle positive, però, spiccano l’amore, la forza di vivere e la fratellanza, le forze motrici che trascinano e accomunano l’intera umanità.

Con un’oculata lettura interiore degli altri è possibile abbattere i giudizi negativi, vedere oltre, avvicinarsi alla diversità e riscoprire se stessi.

Grazie a tutti coloro che hanno reso concreto un dibattito così importante quanto spesso dimenticato o non sufficientemente approfondito.

Silvia Bianchi